mercoledì 11 luglio 2012

Le tasse: un gioco da ragazzi!

Scartabellando e leggendo alcuni documenti per completare la mia tesi universitaria, mi sono imbattuta in un interssante diatriba tra giovani alunni delle elementari diligenetemente riportata dal famoso pedagogista e maestro Mario Lodi. Il fatto singolare è che tutto questo accadeva durante una lezione di artistica, mentre l'insegnante invitava i bambini a riflettere circa il dipinto di un artista astratto. I colori e le geometrie dell'opera ricordavano ai bambini un'officina e i paragoni, le idee e gli spunti di riflessione piovevano come un'acquazzone dalla classe. Nell'officina astratta giustamente, i bimbi, notavano la mancanza degli operai, ma c'era anche chi sosteneva stesse lavorando solo il padrone dell'officina e che certi sbuffi di colore fossero le scintille della saldatrice.
Mentre leggevo ammirando tanta fantasia, lungi da me il pensiero che la discussione potesse mutare tono, mi ritrovo nel bel mezzo di una lezione di economia aziendale tenuta da una bambina ai propri compagni. Per la verità, gli esperti sembravano decisamente i bambini, il maestro nel mezzo ad annotare l'osservazione di questo fatto stupefacente. Stupefancente per la lucidità dei bambini ad elencare una per una le voci di spesa di un'azienda, tasse comprese! Potrete capire come per me, umile studentessa di beni culturali, alle prese con una tesi sulla didattica dell'arte, imbattermi in un discorso come questo sia stato tanto ispirante: i bambini, nelle propria sconcertante semplicità, hanno sempre un asso nella manica più di noi adulti! E le efficaci parole di chiusura del maestro Lodi non possono non essere condivise.



Vi riporto di seguito il brano:

"Intanto che attende il suo turno, Umberta mi si avvicina e mi mostra un libretto: é il catalogo della sua ditta che riporta vari tipi di pompe. "Una pompa come quella lì l'ha comprata anche il mio vicino" dice un bambino. "Quanto costa, mille lire?" chiede Fabio che già orecchia i discorsi mercantili nell'ambito dei venditori di cavalli. "Appena?!" "Di più!" esclama Angelo. Tutti guardiamo Umberta ma lei il prezzo non lo sa. Però dice:"Per fare una pompa il mio papà deve comprare l'ottone e altri metalli che sono cari." "Te l'avevo detto che costava più di mille lire!" ripete Angelo. "E poi il mio papà deve pagare la luce" continua Umberta. "Per far andare le macchine, e lo scatolone per mettercela dentro..." "E le tasse?" domanda Tiberio. "Ah, già anche le tasse" conferma Umberta, "e poi deve pagare gli operai e il rappresentante che va in giro a venderle e poi l'impiegato che scrive le fatture..." "Altro che mille lire!" esclama Angelo col sorriso del sapiente. "E poi il mio papà ci deve guadagnare, sennò lavora per niente"conclude Umberta. Così la pompa viene a costare.
Ricapitoliamo. Invito Umberta a ripetere le voci, intanto io alla lavagna annoto come schema:
"prezzo di una pompa: costo ottone + altri metalli + paga operai + corrente elettrica + paga impiegato + percentuale rappresentante + imballaggio + guadagno del padrone + tasse"
Per i bambini scoprire come si forma il prezzo di una merce è una sorpresa. Non ci avevano mai pensato. Credevano che i prezzi li inventasse il venditore. Semplici problemi di questo tipo sui libri scolastici delle classi superiori non ce ne sono, eppure sono i problemi del nostro mondo.
Analizzando i costi potremmo avere un'altra sorpresa: l'uomo collocato fra le tasse e gli imballaggi. L'uomo-cosa, una cosa che costa! E sarebbe interessante accorgersene e cercare in che modo si potrebbe tirarlo fuori da quell'umiliante situazione. Per loro, che stanno ricreando con la fantasia l'officina, l'uomo non ha però ancora perduto la sua dignità. Il padre, la madre, l'operaio sono ancora al centro del loro mondo pulito e con i testi liberi il figlio ne canta le umili gesta."

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