Pensiamo forse di vivere
in "democrazia"? Ma lo sapete cosa è riuscita a fare la
democrazia fino a questo punto?! Sicuramente è riuscita a farsi
sopravvalutare.
Stando alla definizione
del vocabolario, il termine appare ammantato da positivita' e
melanconia, è qualcosa che dovrebbe farci bene, farci sentire tutti
uguali...tutta colpa del romanticismo! Ma il peggio non è dato
neanche da questo. Servendomi delle parole di un grande pensatore
dell'autonomia quale è Hoppe: "Democracy has nothing to do with
freedom. Democracy is a soft variant of communism, and rarely in the
history of ideas has it been taken for anything else”. La
democrazia non ha nulla a che fare con la libertà, è una variante
soft del comunismo e raramente nella storia delle idee è stata
considerata diversamente. Nella storia sappiamo anche noi quale sia
stato il suo successo, purtroppo pero' i male informati a suo carico
sono ancora troppi e oggi si stupiscono di come, in nome della
suddetta, si possano legittimare rincari, frodi, furti. Sappiamo
anche come sia andata a finire con il comunismo?
Se siamo sull'orlo della
guerra civile, cara ai catastrofisti, che ancora non hanno capito che
un sistema come questo è stato progettato per durare, attraverso la
famosa legittimazione di atti normalmente considerati criminali (come
ogni dittatura che si rispetti), è perché ci si ostina a sostenere
che sia giusto e necessario sacrificare il cittadino per salvare la
democrazia.
Ma come può, ciò che
dovrebbe tutelarci, vivere della nostra sopravvivenza? Non trovate ci
siano, a questo proposito curiose assonanze con forme di governo
dalle quali la nostra "democrazia" ha promesso di
difenderci?
Forse nessuno nella
storia si è mai trovato davvero a vivere in una "democrazia",
dato lo scarso impegno idealista dei cittadini che non si pongono il
problema di comprenderne il reale significato, in potenza non
necessariamente cattivo, solo imperfetto, diciamo pure impreciso
(almeno in occidente). Non andiamo troppo lontano ed esaminiamo la
Costituzione, principio guida dello stato italiano, testo grandemente
sottovalutato, che qui però dimostra la propria desolante debolezza
e impotenza.
L'articolo 52 (Titolo
quarto) in particolare fa uso di termini poco appropriati per quella
che era l'idea ateniese di democrazia, ben diversa dalla sua
applicazione moderna. "La difesa della Patria è sacro dovere
del cittadino." Cos'è "patria" e perché "sacro",in
virtù di cosa? Quella di Bakunin forse, stessa lingua-stessa
gente-stessa storia ma niente bandiera? No, nemmeno quella perché la
bandiera in Italia c'è eccome e ci si ricorda del suo significato
solo quando fa comodo.
"Il servizio
militare è obbligatorio (...)" ora non più ma non mi sembra
che il carattere d'obbligatorietà di questa norma lasci particolare
spazio alla libertà personale, pur non pregiudicando la successiva
carriera lavorativa (che, tempo un solo articolo e diviene fonte di
ricchezza economica per lo Stato, attraverso un altro obbligo,quello
del pagamento delle tasse).
E ancora "L'ordinamento
delle Forze armate si informa allo spirito democratico della
Repubblica." Vediamo di soffermarci su ogni singolo termine: con
"spirito" eccoci tornati al carattere trascendente della
democrazia, che dovrebbe invece rappresentare la più terrena delle
idee, essendo per definizione il governo del popolo. Quando il
termine "democratico" segue un concetto come quello di
spirito, dobbiamo forse pensare che tale idea ci sia stata ispirata
da un'entità divina? Vero è che l'Italia è uno stato laico a
tolleranza religiosa, ma mescolare sacro e profano non sempre è un
bene, sicuramente a livello di comprensione. Ciò non disturberebbe
ma i primi semi democratici provengono da una realtà ben lontana e
molto smaliziata in materia divina (basti pensare ad uno dei protetti
di Pericle, Anassagora eretico ante litteram)... Non saprei dire se
sia effettivamente un bene essere giunti a comporre un testo utile e
concreto e che di spirituale dovrebbe avere poco, inserendovi
concetti tanto astratti. Sarebbe sicuramente un bene se fossimo
capaci di gestirlo.
E questo famigerato
divin-concreto "spirito democratico" in che rapporto si
trova con la Repubblica? Il testo dice che "si informa",
forse il passaggio più criptico di tutto l'articolo. Non
"con"-forma, non "ri"-forma, ma "in"-forma.
Vocabolario alla mano alla voce "informare": "dar
forma" , "istruire", e quindi "dare notizia",
dotare di forma e come esempio citiamo "l'anima informa il
corpo". (Treccani) Non "contro" ma "per",
dunque l'esercito prenderebbe forma a partire dallo spirito
democratico, per la sacra difesa della Patria (o Repubblica), questo
dovrebbe significare. Ebbene mi pare di aver esaurito il concetto in
una riga, con le medesime parole, senza aver spiegato in realta'
nulla più dell'articolo stesso, ma sicuramente in una forma più
retorica.
Ed eccoci giunti
all'anello più debole: la contribuzione.
Notando cosa dice la
Costituzione, possiamo finalmente arrivare al comunismo "soft"
di cui parla Hoppe. La proprietà e l'iniziativa private rimangono
(articoli da 41 a 44), ma da articolo 53 leggiamo che "tutti
sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche (anche se) in ragione
della loro capacita' contributiva" (decisamente relativa).
Quindi finanziamenti privati di un "tutti" non meglio
specificato ma invariabilmente assoluto, ottenuti mediante la
"libertà inviolabile"dei cittadini di scegliere l'
"iniziativa economica privata", per fini pubblici. Denaro
privato in casse pubbliche...
Ma lo Stato cosa possiede
d'altro? I "beni economici", sì ma quali? "La
proprietà privata può essere, nei casi previsti dalla legge, e
salvo indennizzo (mai proporzionale e puntuale), espropriata per
motivi di interesse generale". Per non parlare dei "limiti
della successione legittima e i diritti dello Stato sulle eredità"
o i monopoli.
Sono solo alcuni dei modi
per vivere sulle spalle di quei privati cittadini che, conformemente
alle norme del libero (?) commercio, utilizzano i propri capitali (ed
eventualmente stranieri, che potrebbero pero' soffrire della stessa
malattia) per vivere esattamente come fa lo Stato democratico.
Sarebbe perciò una
persona? Ma come produce ricchezza questa persona? Investendo i
capitali pretesi per diritto divino (e soprattutto di pancia).
Che differenza c'è con
il comunismo? Stando alla storia ateniese, il cittadino (pur con
tutti i limiti alla definizione di cittadino a quel tempo) era tenuto
a sguainare la spada per difendere la porta di casa, ma non erano
previste limitazioni al commercio date dalla sovranità economica che
lo Stato impone, cercando di farci credere sia per il nostro bene.
Infatti, secondo J.S. Mill, grande teorico liberale inglese, un
individuo è libero di raggiungere la propria felicità come meglio
ritiene e nessuno può costringerlo a fare qualcosa con la
motivazione che sarebbe meglio per lui, ma potrà al massimo
consigliarlo. Lui parlava ancora di Stato ma nell'epoca del
positivismo anche quello era studiato come un eterno esperimento (non
per questo giusto). Ma non si può non riconoscergli la ragione di
questo pensiero, allora perché lo Stato dovrebbe sentirsi in diritto
di metterci le mani in tasca?
Negli stessi anni
posizioni simili erano state prese anche Frédéric Bastiat, questa
volta ci troviamo in Francia, prova del fatto che non tutti i germi
del progresso avessero negativamente intaccato le menti dei grandi
pensatori politici, che non ci si dovesse adeguare al progresso ma
che vi fossero (e ancora e sempre ci sono) principi e soprattutto
necessità assolute e universali (nel senso kantiano della
definizione). Semplicemente questo (sfogliando la Garzantina di
Filosofia ho purtroppo notato la mancanza di Bastiat fra le varie
voci, si dovrà provvedere).
Appare così cristallino
come possa essere stato frainteso il pensiero liberale da chi pensa
di parlare di democrazia, proprio come scrive Birindelli nel suo
bell'articolo "Avversari con le spalle al muro".
Bisognerebbe comprendere quindi che leggere ed "informarsi"
non è poi una così cattiva abitudine.
Articolo apparso sul sito del Movimento Libertario il 2 marzo 2012
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